AEROSOLTERAPIA
Con il termine aerosol si indica la sospensione, nell’aria, di minuscole particelle liquide o solide, così fini e leggere da formare una sorta di nube. Le cascate, per esempio, oppure le onde del mare in tempesta producono aerosol di impalpabili goccioline.
Fin dall’antichità l’inalazione è stata usata in diverse parti del mondo.
L’aerosolterapia consiste nel porre un attivo atto ad essere inalato in formulazione liquida, in sospensione oppure in soluzione all’interno di un’ampolla di nebulizzazione collegata ad una fonte di energia che costituiscono l’apparecchiatura chiamata nebulizzatore. Questo fa sì che la sostanza medicinale venga erogata in particelle di dimensioni atte ad essere respirate, e attraverso l’utilizzo di accessori specifici (mascherina, boccaglio, forcella nasale, doccia nasale) vengono veicolate nei vari settori dell’apparato respiratorio (naso e annessi, faringe, trachea, bronchi e bronchioli).
Le dimensioni dei nebulizzatori possono variare, così come la rumorosità e le vibrazioni che producono durante il funzionamento. In generale, si considera di buona qualità un apparecchio per aerosol che esaurisce il volume presente in ampolla nel giro di circa dieci minuti. Questo è importante soprattutto per i bambini, i maggiori fruitori di aerosolterapia e, di solito, i meno disponibili a restare immobili con mascherina per più di qualche minuto.
Esistono diversi tipi di apparecchi per aerosolterapia in commercio, che si suddividono in tre tipologie: pneumatici, a ultrasuoni e a membrana vibrante (o mesh). I nebulizzatori ad ultrasuoni hanno come elemento principale il cosiddetto cristallo piezoelettrico, che attraversato dalla corrente elettrica genera vibrazioni ad alta frequenza, che a loro volta generano le goccioline di aerosol. I nebulizzatori mesh, invece, sono caratterizzati da una membrana porosa che vibrando forza il liquido da nebulizzare attraverso i pori e in questo modo genera la nebbia aerosolica.
I nebulizzatori pneumatici sono i più venduti in quanto più versatili, sono dotati di un compressore che, attraverso un tubo in plastica, raggiunge l’ampolla nella quale è contenuto l’attivo. Attraverso l’emissione di un flusso di aria, il nebulizzatore trasforma la soluzione o sospensione da nebulizzare in una nebbia costituita da particelle in aria. Più sono piccole, più facilmente le particelle riescono a penetrare in profondità nelle vie respiratorie, fino agli alveoli polmonari, esplicando la loro azione terapeutica.
Tra gli accessori in dotazione c’è il boccaglio, un erogatore che permette al nebulizzato di raggiungere le vie respiratorie intratoraciche evitando la barriera dei turbinati nasali, che ne filtrerebbero una buona parte, ed è particolarmente indicato per patologie bronchiali. Il boccaglio va tenuto tra i denti, con le labbra chiuse e il naso tappato. Il suo uso, per quanto sia l’ideale, è più adatto agli adulti o ai bambini in età scolare. Per questa ragione, gli apparecchi per aerosolterapia sono provvisti anche di altri accessori: in età pediatrica si utilizza più spesso la mascherina, solitamente in plastica morbida e trasparente con forma ergonomica, per adattarsi alle dimensioni del viso dei bambini. La mascherina va infatti appoggiata con cura al volto, facendo aderire i bordi alla pelle, evitando così perdite di nebulizzato nell’ambiente con conseguente riduzione di efficacia della terapia. Molti nebulizzatori sono provvisti di più maschere, solitamente di due misure: una per gli adulti e una più piccola per i bambini. Un altro accessorio di cui è dotato l’apparecchio è la forcella nasale, una sorta di tubo in plastica con una biforcazione, che si impiega per veicolare l’attivo prevalentemente nelle cavità nasali e nel rinofaringe in patologie che colpiscono il naso e annessi (riniti, sinusiti, ecc.).Un quarto accessorio è la doccia nasale micronizzata, che presenta la caratteristica di erogare alti flussi di nebulizzato in particelle di dimensioni maggiori rispetto agli accessori visti in precedenza. Le docce nasali trovano impiego per la detersione e idratazione delle cavità nasali.
Sebbene il gergo comune associ l’aerosolterapia alla nebulizzazione, in realtà il termine aerosolterapia include anche inalatori diversi dal nebulizzatore, questi sono gli inalatori di polvere secca (DPI) e gli inalatori pressurizzati predosati (pMDI), i primi erogano farmaci in polvere, i secondi erogano una nube aerosolica in propellente, entrambi vengono prevalentemente usati per la terapia di patologie respiratorie croniche, quali asma e BPCO.
Le apparecchiature per effettuare la nebulizzazione richiedono una corretta manutenzione che garantisca pulizia ed igiene delle attrezzature. Prima di tutto è bene procedere all’igiene delle mani, attraverso un accurato lavaggio con acqua e sapone e un abbondante risciacquo. Quindi si assembla l’apparecchio con gli accessori appropriati alla patologia che andiamo a curare: boccaglio o mascherina o forcella nasale o doccia nasale vanno raccordati all’ampolla. Nell’ampolla si introduce l’attivo da nebulizzare, diluendolo con una quantità appropriata di soluzione fisiologica, si collega quindi l’ampolla al tubo del nebulizzatore, ci si siede con il busto eretto e si posiziona il boccaglio, la mascherina della dimensione adatta, la forcella nasale, oppure la doccia nasale e si aziona il dispositivo, inspirando a fondo. Con gli adulti normalmente non ci sono problemi. Più complesso può essere l’approccio con i bambini, che possono annoiarsi a restare immobili per la durata dell’aerosolterapia.
Distrarre il bambino con la televisione o con un giochino al tablet può essere utile mentre assume l’aerosolterapia da nebulizzatore, ma spesso il bambino risulta particolarmente poco collaborativo. Imporre la terapia aerosolica ad un bambino che piange risulta inefficace, in quanto durante il pianto tenderà a fare inspirazioni frequenti e brevi attraverso la bocca, che portano ad una deposizione dell’attivo prevalentemente nel cavo orale. Sebbene la condizione migliore sia l’assunzione in posizione seduta, con schiena eretta, un’alternativa potrebbe essere la somministrazione durante il sonno, avendo l’accortezza di reclinare leggermente la schiena del bambino e tenendo l’ampolla in posizione verticale.
Se si è costretti a interrompere la terapia, la soluzione residua va gettata via e non riutilizzata.
Va inoltre considerato che la maggior parte dei nebulizzatori non è in grado di nebulizzare tutto il contenuto dell’ampolla, e una piccola parte (circa 1 ml), che prende il nome di “volume morto” o “volume residuo” non viene nebulizzato. Al fine di minimizzare la quota di attivo che inevitabilmente rimane in ampolla, è opportuno diluire la soluzione o sospensione da nebulizzare con soluzione fisiologica fino ad un volume complessivo di circa 4 ml.
Dopo ogni uso, è importante smontare con delicatezza tutte le attrezzature del sistema, sottoponendo a un accurato lavaggio le varie parti (ampolla, boccaglio, mascherina, forcella e contenitori vari) con acqua e un detergente delicato, risciacquando bene e poi asciugando accuratamente con un fazzoletto di carta, a garanzia di pulizia e igiene. Eventuale condensa nel tubo va eliminata, facendola scolare con cura oppure accendendo ancora per qualche istante il compressore, in modo che asciughi bene. Periodicamente è inoltre opportuno effettuare una disinfezione dei componenti, leggendo le indicazioni presenti sulla confezione. Se si notano perdite, aumento del volume morto dopo la terapia o se la durata del trattamento si allunga, è opportuno far revisionare il dispositivo.
La nebulizzazione viene utilizzata spesso nella stagione fredda, quando sono più frequenti le affezioni alle vie respiratorie legate all’influenza stagionale, soprattutto nell’infanzia. Questi dispositivi medici sono utili però anche quando inizia a fare più caldo e si manifestano i primi disturbi allergici.
In generale, gli apparecchi per la nebulizzazione permettono l’impiego di molti attivi, anche associati, per recuperare il benessere dell’apparato respiratorio, per esempio antibiotici, antinfiammatori, broncodilatatori, mucolitici, cortisonici, oltre a soluzioni saline e di acido ialuronico. È sempre opportuno fare riferimento al farmacista per quanto riguarda i rimedi da utilizzare, e se il disturbo non si risolve in pochi giorni è raccomandato un consulto medico.
L’aerosolterapia attraverso nebulizzatore è adatta alla cura di varie patologie respiratorie, di natura infiammatoria o infettiva, localizzate nei vari distretti dell’apparato respiratorio.
In particolare, utilizzando gli accessori appropriati (forcella nasale e doccia nasale) si possono curare riniti, di natura allergica e virale, ma anche quei sistemi che sboccano nel rinofaringe e che tipicamente sono difficili da raggiungere per via topica, come ad esempio i seni paranasali, consentendoci di curare sinusiti.
Il boccaglio ci consente di portare efficientemente le particelle di attivo nelle vie aeree bronchiali, in questo modo siamo in grado di curare bronchiti, ma anche di gestire patologie locate nel polmone periferico, come bronchioliti, oltre a patologie tipicamente croniche come asma e BPCO. La mascherina è invece da intendersi come accessorio “universale” che consente di erogare il farmaco sia nelle alte che nelle basse vie aeree, che invece è in piccola misura richiesta per gli altri accessori. La mascherina viene utilizzata in soggetti tipicamente poco collaborativi, come bambini e anziani.
Consigli all’acquisto e all’uso
Al momento dell’acquisto, si può optare per un apparecchio facile da usare, resistente anche in mano a un bimbo e che permetta l’erogazione di tutti i farmaci normalmente prescritti per l’aerosolterapia. È utile, poi, porre attenzione agli accessori in funzione della zona da trattare. Nel caso di utilizzo di mascherine verificare che si adattano bene alle dimensioni del viso Ricordate di igienizzare dopo l’uso gli accessori e conservarli puliti.